Referendum sul Welfare, vincono i sì

I sindacati cantano vittoria. Ma la prima istantanea che esce dalle urne del referendum sul protocollo welfare restituisce l’immagine di un mondo del lavoro spaccato in due. Con le grandi fabbriche del Nord, Fiat e industrie metalmeccaniche in testa, che voltano le spalle all’accordo, mentre il grosso dei sì viene dalle piccole aziende, dal pubblico impiego, dai colletti bianchi.

Secondo i dati, comunque, a una partecipazione che dovrebbe raggiungere il 60%, si affiancherebbe una vittoria netta dei sì che Cgil, Cisl e Uil a spoglio ancora in corso fissavano sopra l’80%. Cifre che i tre segretari generali salutavano con soddisfazione in una dichiarazione congiunta. “La vittoria dei sì è netta anche tra gli operai e i primi dati confermano un andamento anche migliore rispetto alle previsioni�, ha spiegato Guglielmo Epifani, mentre per Raffaele Bonanni “i risultati rappresentano la migliore risposta a quanti avevano puntato sulla politicizzazione della consultazione: tutti costoro sono usciti sonoramente sconfitti�. Guarda avanti invece Luigi Angeletti: “ora si deve affrontare la questione dei bassi salari rinnovando i contratti e abbassando le tasse sui lavoratori�.

Ma i toni molto sodddisfatti dei tre leader sono contestati in altri settori del sindacato, a partire dalla Fiom che sembra assai scettica sulle cifre diffuse e sull’mpiezza della vittoria dei sì sottolineando comunque l’mportanza delle contestazioni e del voto contrario nelle grandi realtà produttive del Nord. Dove l’andamento del voto era in chiara controtendenza rispetto ai flussi generali. A Mirafiori, dallo spoglio dei primi voti, si profila una chiara maggioranza di contrari e anche negli stabilimenti delle ex Meccaniche i voti contrari sarebbero 821, i sì appena 162. Alla Fiat di Cassino i no sarebbero l’84%, alla Iveco i no sarebbero 1.427, i sì 708.