Renzi incassa il plauso della Merkel,"Jobs Act passo importante"

Renzi incassa il plauso della Merkel,"Jobs Act passo importante"

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9 ottobre 2014

Mentre a Roma vanno in scena quelle che lui chiama "sceneggiate" sul Jobs act, Matteo Renzi incassa a Milano un coro unanime di plauso sulla riforma del lavoro. Primo tra tutti quello di Angela Merkel, che parla di "passo importante" per l'Italia mentre i vertici dell'Ue - da Barroso a Van Rompuy e Schulz - le fanno eco, con il presidente della Commissione europea che loda un intervento "di grande impatto per l'economia italiana" e quello dell'europarlamento che definisce il governo di Roma "fantastico". Ma anche se il premier non riesce - come forse avrebbe voluto - a incassare il via libera del Senato sul Jobs act proprio nelle ore in cui riunisce a Milano i leader europei per affrontare il dramma della disoccupazione, dietro le quinte dei lavori ancora una volta aleggia e domina il tema flessibilità. Perché senza "crescita non c'è lavoro" e un'Europa che "fa le pulci" e "pensa solo ai vincoli è arida": il "dibattito austerity-crescita rischia di uccidere la prima vittima: il buon senso", rimarca il premier nel suo intervento. Con un occhio a Frau Angela dopo le battute e le frecciatine rimbalzate tra le cancellerie di Roma, Parigi e Berlino nei giorni scorsi. Renzi ribadisce che l'Italia rispetta e rispetterà i vincoli, togliendosi anche un sassolino dalla scarpa: il 3% è un vincolo di "reputation", di credibilità, ma è antico, pensato "più di 20 anni fa, in un altro mondo, quando non c'era neanche internet", dice. E annuncia che pur non violandolo, Roma alzerà l'asticella al limite, mettendo nella Legge di stabilità quel 2,9% che gli consentirà di avere oltre 11 miliardi di risorse a disposizione. Hollande lo guarda. La Merkel segue le sue parole. Ma ribadisce la sua posizione di sempre: sono "fiduciosa che tutti rispetteranno" le loro responsabilità e i loro impegni. "Abbiamo un patto di stabilità e abbiamo preso la decisione, come Consiglio, di rispettarlo: in questo patto ci sono elementi di flessibilità", torna a ribadire la cancelliera con parole che ormai sembrano un refrain. Aprendo però, forse, un minimo spiraglio: "siamo disposti a cambiare le procedure" perché sappiamo che ci sono Paesi che più di altri fanno fatica a rispettare il patto di stabilità e crescita", dice riferendosi ai fondi di cofinanziamento e parlando anche dell'uso dei 6 miliardi stanziati dall'Ue per la 'Garanzia Giovani'. Parole che Renzi coglie al volo. "Importanti" le frasi di "Angela", osserva il premier, che torna a citare tutti quegli esempi – dal pagamento del saldo dei debiti alla Pa al cofinanziamento dei fondi Ue - sui quali l'Italia rischia l'apertura una procedura di infrazione se non soddisfa ma che se realizza sfora il 3% del rapporto deficit-Pil: e' evidente che "c'è una contraddizione...". E Renzi parla anche di quella 'reverse charge' che all'Italia servirebbe per combattere l'evasione fiscale e che però Bruxelles, sottolinea, non autorizza. Hollande si tiene nell'ombra. Nella conferenza stampa a sei - oltre a lui, Renzi e Merkel ci sono anche Van Rompuy, Barroso e Schulz - rinvia al mittente le 'maldicenze' della vigilia, si limita a ricordare il dramma della disoccupazione a livelli "inaccettabili" e che la crescita "è la priorità di tutti". E ricorda che per alcuni Paesi servono le riforme, come per il suo e per l'Italia. L'inquilino dell'Eliseo accenna un timido "la Francia proverà a rispettare i suoi impegni", ricordando però che "ci sono Paesi che sono in una situazione che consente di stimolare la domanda interna", con riforme già avviate: il riferimento alla Germania è evidente.

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