Risorse umane: carta vincente per lo sviluppo delle Pmi

Risorse umane: carta vincente per lo sviluppo delle Pmi

A Trento quarta tappa del Roadshow sul rapporto tra capitale umano e Pmi. Ricerca Format-Confcommercio: più della metà delle imprese vede nelle risorse umane il fattore chiave della competitività. Costo del personale troppo oneroso per un'impresa su due.

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30 marzo 2009
Risorse umane carta vincente per la crescita delle Pmi

Risorse umane carta vincente per la crescita delle Pmi

 

Il 55% delle Piccole e medie imprese italiane ritiene che il fattore chiave della propria  competitività siano le risorse umane, anche se un’impresa su due manifesta delle difficoltà nel sostenere il costo del personale, giudicato troppo elevato rispetto al fatturato dell’impresa. Questi i principali risultati dell’indagine su Capitale Umano e Pmi realizzata da Confcommercio in collaborazione con Format - Ricerche di Mercato presentata a Trento nell’ambito del Convegno “Capitale umano e Pmi: scuola, formazione e  innovazione” dove sono intervenuti il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, il governatore del Trentino Lorenzo Dellai, l’ex ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni (Pd) e il presidente dell’Unione di Trento, Giovanni Bort. Secondo l’indagine il 54,5% delle imprese denuncia l’esistenza di fattori che limitano l'efficienza della propria organizzazione aziendale in merito alle risorse umane. Per quattro imprese su dieci la principale criticità è costituita dalla “sottovalutazione dei momenti formativi” e genera inefficienza e difficoltà soprattutto alle imprese di piccole dimensioni. Giudizio positivo invece il giudizio delle imprese sulla formazione del personale con mansioni esecutive (per il 53,9%  delle Pmi), dei tecnici o quadri (per il 60,7%) e per i dirigenti (86,1%). dalla ricerca emerge che il 65,8% delle Pmi qualifica le proprie risorse umane attraverso un percorso formativo svolto nel corso dell’attività lavorativa. Il 60% delle imprese si dichiara pienamente  soddisfatta della propria attività di formazione, il 33,5%  desidererebbe migliorarla, mentre il 6,5% è insoddisfatta. Circa la presenza di lavoratori extracomunitari nel mondo del  lavoro italiano l'indagine chiarisce che oggi un'impresa su  quattro dispone di personale proveniente da altri paesi dell’Unione europea o da paesi extra-europei e per tre imprese  su dieci la formazione del personale non italiano e'  accettabile. Per oltre il 40% delle imprese a risolvere i problemi di formazione e valorizzazione del capitale umano  dovrebbe essere un “soggetto misto” tra pubblico e privato attraverso magari le agenzie formative delle associazioni di categoria degli imprenditori o le agenzie delle Camere di Commercio.

Durante la tavola rotonda che ha concluso il convegno, l’ex ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, ha sottolineato che “in un periodo di crisi l’aspetto fondamentale è che governo e imprese investano sulla nostra specificità italiana e il capitale umano dato dalle nostre potenzialità”. Fioroni ha ricordato che è fondamentale “coinvolgere docenti, ricercatori e studenti perché oggi la ricerca italiana produce poco”. Ecco perché secondo l'ex ministro “bisogna investire sul circolo virtuoso della ricerca e dell'innovazione per trovare nuovo mercato”. “Se la risposta alla crisi da parte del governo - ha aggiunto Fioroni – è tagliare i fondi alla ricerca non e' possibile avere sviluppo, progresso e non si arriverà da nessuna parte”.

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