Risorse umane: carta vincente per lo sviluppo delle Pmi
Risorse umane: carta vincente per lo sviluppo delle Pmi
Risorse umane carta vincente per la crescita delle Pmi
Il 55% delle Piccole e medie imprese italiane ritiene che il fattore chiave della propria competitività siano le risorse umane, anche se un’impresa su due manifesta delle difficoltà nel sostenere il costo del personale, giudicato troppo elevato rispetto al fatturato dell’impresa. Questi i principali risultati dell’indagine su Capitale Umano e Pmi realizzata da Confcommercio in collaborazione con Format - Ricerche di Mercato presentata a Trento nell’ambito del Convegno “Capitale umano e Pmi: scuola, formazione e innovazione” dove sono intervenuti il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, il governatore del Trentino Lorenzo Dellai, l’ex ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni (Pd) e il presidente dell’Unione di Trento, Giovanni Bort. Secondo l’indagine il 54,5% delle imprese denuncia l’esistenza di fattori che limitano l'efficienza della propria organizzazione aziendale in merito alle risorse umane. Per quattro imprese su dieci la principale criticità è costituita dalla “sottovalutazione dei momenti formativi” e genera inefficienza e difficoltà soprattutto alle imprese di piccole dimensioni. Giudizio positivo invece il giudizio delle imprese sulla formazione del personale con mansioni esecutive (per il 53,9% delle Pmi), dei tecnici o quadri (per il 60,7%) e per i dirigenti (86,1%). dalla ricerca emerge che il 65,8% delle Pmi qualifica le proprie risorse umane attraverso un percorso formativo svolto nel corso dell’attività lavorativa. Il 60% delle imprese si dichiara pienamente soddisfatta della propria attività di formazione, il 33,5% desidererebbe migliorarla, mentre il 6,5% è insoddisfatta. Circa la presenza di lavoratori extracomunitari nel mondo del lavoro italiano l'indagine chiarisce che oggi un'impresa su quattro dispone di personale proveniente da altri paesi dell’Unione europea o da paesi extra-europei e per tre imprese su dieci la formazione del personale non italiano e' accettabile. Per oltre il 40% delle imprese a risolvere i problemi di formazione e valorizzazione del capitale umano dovrebbe essere un “soggetto misto” tra pubblico e privato attraverso magari le agenzie formative delle associazioni di categoria degli imprenditori o le agenzie delle Camere di Commercio.
Durante la tavola rotonda che ha concluso il convegno, l’ex ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, ha sottolineato che “in un periodo di crisi l’aspetto fondamentale è che governo e imprese investano sulla nostra specificità italiana e il capitale umano dato dalle nostre potenzialità”. Fioroni ha ricordato che è fondamentale “coinvolgere docenti, ricercatori e studenti perché oggi la ricerca italiana produce poco”. Ecco perché secondo l'ex ministro “bisogna investire sul circolo virtuoso della ricerca e dell'innovazione per trovare nuovo mercato”. “Se la risposta alla crisi da parte del governo - ha aggiunto Fioroni – è tagliare i fondi alla ricerca non e' possibile avere sviluppo, progresso e non si arriverà da nessuna parte”.