Sacconi: "il 2010 sarà l'anno della formazione"

Sacconi: "il 2010 sarà l'anno della formazione"

A Palazzo Chigi vertice tra Governo, parti sociali e Regioni sulla formazione. Per il ministro del Lavoro "l'attività di apprendimento non va intesa non come mero parcheggio, ma come strumento efficace per affrontare la fase complessa di fronte a noi".

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15 dicembre 2009
“Se il 2009 è stato l’anno della cassa integrazione con cui abbiamo cercato di far sopravvivere quanto più le imprese e i post

“Se il 2009 è stato l’anno della cassa integrazione con cui abbiamo cercato di far sopravvivere quanto più le imprese e i posti di lavoro, il 2010 sarà l’anno in cui si manifesteranno le scelte della riorganizzazione aziendale e dunque lo strumento simbolo sarà la formazione e, più in generale, l’investimento nell’apprendimento delle persone”. Così il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, ha parlato delle sfide che attendono il mercato del lavoro. La crisi economica in atto, ha aggiunto, ha caratteristiche diverse dal passato che potrebbero portare al “riposizionamento delle aree geoeconomiche e alla capacità di sviluppare quanto più la capacità di internazionalizzazione”.

Alla vigilia del tavolo con le parti sociali e Regioni proprio sulla formazione in programma a Palazzo Chigi, Sacconi ha ribadito che “dobbiamo garantire in ogni caso una risposta all’inattività”. Una risposta che può essere proprio “un’attività di apprendimento –ha suggerito il ministro - intesa non come mero parcheggio, ma come strumento efficace per affrontare la fase complessa che è di fronte a noi”.

Sacconi ha stigmatizzato, poi, “la patologia tutta italiana del sistema formativo, quella generazione da cinque e mezzo, di giovani che si laureano tardi a circa 28 anni, con percorsi fragili e che non trovano lavoro”. “Con Marco Biagi – ha quindi ricordato il ministro - parlavamo molto di quanto questi giovani deboli, senza alcuna esperienza formativa di lavoro, arrivino al lavoro stesso in condizioni tali da essere rifiutati dalle.

Per Sacconi, dunque, è arrivata l’ora di mettere in discussione “quel disadattamento scolastico fortemente presente nel nostro sistema e che anche l’Europa, tramite il Cedefp, ci chiede di cambiare riposizionando al 2020 le alte professionalità. Attualmente il 30% del nostro mercato del lavoro è fatto di basse qualifiche, e anche in quelle cosiddette alte tendiamo a inserirci profili del disadattamento scolastico”.

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