Servizi pubblici locali: le imprese chiedono efficienza e attenzione al territorio

Servizi pubblici locali: le imprese chiedono efficienza e attenzione al territorio

Presentata a Roma la ricerca Censis-Confservizi: l'81,1 per cento delle imprese vuole un'offerta che corrisponda alle caratteristiche produttive del territorio in cui opera. De Rita: "Serve una governance intermedia tra pubblico e privato".

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28 gennaio 2009
Servizi pubblici locali: le imprese chiedono attenzione al territorio ed efficienza

Servizi pubblici locali: le imprese chiedono efficienza e attenzione al territorio

 

La grande maggioranza delle imprese (81,1%), anche quelle di piccole e medie dimensioni, chiede un’offerta di servizi pubblici locali che corrisponda alle caratteristiche produttive del territorio perché esiste un legame molto significativo fra qualità dei servizi, efficienza interna delle imprese e competitività sul mercato. Le famiglie, dal canto loro, sono portatrici di una cultura “tariffa-centrica”: per il 51,9% l’economicità delle tariffe è l’elemento decisivo nella scelta dell’operatore, e il 55,7% apprezza l’apertura alla concorrenza nella convinzione che porterà a un miglioramento della qualità dei servizi a prezzi più bassi. Sono alcuni dei principali risultati della ricerca “La crisi, il mercato, i servizi pubblici. La situazione e le opinioni di imprese, famiglie e istituzioni”, realizzata dal Censis per conto di Confservizi e presentata a Roma presso il Palazzo delle Esposizioni. Il presidente del Censis, Giuseppe De Rita, introducendo l’indagine, ha sottolineato che il dato che emerge sopre gli altri è “la mancanza di un segmento intermedio di aziende che faccia la sintesi tra le grandi realtà che tendono alla privatizzazione e alla finanziarizzazione e le piccole imprese legate indissolubilmente alla realtà pubblica e locale”.  “Comunque il dato di fondo è che la partita si gioca sul territorio – ha detto De Rita- ed è quindi necessario regolamentare il settore partendo dai soggetti in campo piuttosto che fare leggi generaliste che alla fine non riescono a cogliere la particolarità e le esigenze delle imprese che operano in ambiti territoriali differenti”.   

Entrando nel dettaglio dello studio, si scopre che la soddisfazione per i servizi si presenta piuttosto differenziata. Per il 56,3% delle imprese la qualità è inferiore alle aspettative, valore che scende al 48% tra le famiglie. Per le imprese, i concetti chiave cui si lega la domanda di servizi pubblici locali sono il territorio e l’aziendalizzazione; per le famiglie sono le tariffe e i processi di liberalizzazione e apertura alla concorrenza, da cui può derivare una diminuzione dei prezzi. Nella percezione delle imprese e delle famiglie le pubblic utilities hanno accresciuto la capacità di investimento finanziario e tecnico e hanno rimodulato le loro priorità: a quelle di un tempo (creare occupazione e consenso a livello locale) si sono sostituiti l’orientamento al cliente e l’adozione di strumenti di progettazione e verifica della qualità dei servizi erogati. Ma appare ancora netta la distanza fra le grandi imprese di servizi pubblici, concentrate sull’acquisizione di livelli crescenti di efficienza e sull’arbitraggio dei fattori finanziari, e le aziende di dimensioni inferiori, maggiormente identificate con il territorio e concentrate sulla valorizzazione dell’impatto sociale delle loro attività.

Sul piano territoriale, infine, troviamo un Sud che vorrebbe ancora mantenere la coincidenza fra proprietà e gestione dei servizi pubblici, per assicurare il mantenimento del consenso, e un Nord che spinge verso modelli di impresa di tipo manageriale, perché è sempre più forte la consapevolezza del ruolo giocato dai servizi pubblici per accrescere la competitività dei territori.

 

 

 

 

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