Sprint finale per la stagione dei saldi

Sprint finale per la stagione dei saldi

Agli sgoccioli, in molte Regioni, i saldi autunno-inverno iniziati il 2 gennaio scorso. Il primo bilancio è a "macchia di leopardo", ma quasi ovunque si registra un febbraio deludente e la percezione del proseguimento della crisi dei consumi.

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21 febbraio 2005
Saldi: tra delusione e speranze di ripresa si avvia a conclusione una stagione difficile

Sprint finale per la stagione dei saldi

 

Bene, ma non benissimo, per alcuni; male, anzi malissimo, per molti. I saldi autunno-inverno, partiti il 2 gennaio con la Campania, sono allo sprint finale in quasi tutte le regioni. E, a parere della maggioranza dei commercianti, i risultati sono al di sotto delle

aspettative soprattutto per quanto riguarda il mese di febbraio. Nonostante la stagione sia cominciata bene, dunque, la crisi dei consumi rimane percepibile. Con alcune eccezioni, come quelle di Trieste, Milano, Rimini e Catania.

I saldi sono appunto andati meglio del previsto a Trieste, dove, dopo una stagione autunno-inverno definita "molto difficile" da Franco Rigutti, presidente dell'Associazione cittadina dei commercianti al dettaglio, hanno ridato un po' di fiato alla categoria. "La prima settimana è andata molto bene, la seconda è stata discreta - dice Rigutti - e poi via via a calare, fino agli ultimi giorni nei quali l'interesse si è affievolito".

Il trend delle vendite di fine stagione è stato simile in tutto il Friuli Venezia Giulia, conferma il presidente della Confcommercio regionale, Alberto Marchiori, con "una buona partenza e un rallentamento graduale, che è fisiologico". "Molti negozianti del

settore abbigliamento - prosegue Marchiori - hanno fatto l'en plein, mentre altri non hanno avuto modo di recuperare una stagione andata comunque meglio del previsto: le previsioni erano pessime. Un bilancio definitivo ancora non c'è, ma l'impressione è che per adesso le cose siano andate in modo abbastanza soddisfacente".

Aria pesante, invece, nel Veneto. Secondo Confcommercio, "se i saldi fossero andati come l'anno scorso sarebbero stati solo una boccata d'ossigeno. Ma purtroppo non sono andati nemmeno come la scorsa stagione". "Dopo un autunno debole, il Natale ha portato una boccata d'ossigeno per il settore, anche se non sono state recuperate le perdite dei mesi precedenti che, secondo una prima stima, prudenziale, si attestano su

un -15% rispetto alla precedente stagione", ha evidenziato Confcommercio Venezia.

Nei primi giorni di svendite la voglia di shopping aveva contagiato i più e lo stagnante mercato aveva iniziato a ribollire, dando un iniezione di ottimismo agli operatori.

"Ma quattro giorni di anticipo non cambiano un granché - commenta il presidente regionale di Confcommercio, Massimo Albonetti - e poi l'intervento andava programmato per tempo. La maggior parte delle nostre unioni provinciali avevano votato contro l''anticipo anche perché non ci era stata data la possibilità di organizzarci e programmarci per tempo".

In Liguria dopo una partenza sprint la 'febbre' da ribassi è calata. A cominciare dal capoluogo. "Si è venduto nella prima settimana, al massimo nei primi dieci giorni, soprattutto sabato e domenica, poi basta. Eppure, gli articoli erano buoni, c'era scelta

perché si erano accumulate scorte in magazzino", afferma Massimo De Vincentiis, dirigente dell'Ascom Genova.

"Il periodo dei saldi è stato in Lombardia piuttosto deludente". A sostenerlo è Renato Borghi, presidente di Federmoda Italia, che evidenzia come, rispetto ai saldi del 2003, è

stata confermata la debolezza dei consumi già osservabile nel periodo autunno-inverno: "la variazione rispetto ai ricavi - continua Borghi - è stata solo del 2% e se si considera che l'inflazione viaggia intorno all'1,9%, si vede come quanto a numero di pezzi venduti non ci sia stato un gran movimento". La disponibilità di reddito che non è cresciuta e una percezione negativa da parte delle famiglie ha impedito di approfittare dei  saldi: "un andamento migliore - continua il presidente di Federmoda Italia - lo hanno registrato i negozi situati nei centri commerciali, meno bene sono andati i negozi in città, con il solito gap fra negozi in centro e quelli in periferia. Come al solito la donna è stata un

po' più effervescente dell'uomo in quanto ad acquisti".

Bilancio negativo in Emilia Romagna. A poco meno di un mese dal termine delle promozioni il calo delle vendite rispetto allo scorso anno si aggira, infatti, tra il 5% e il 10%. "Continua la gelata dei consumi - ha spiegato Andrea Babbi, segretario di Confcommercio Emilia Romagna - e il segno negativo riguarda tutti i dati relativi ai saldi, con l'aggravante che nelle città dove è stato effettuato il blocco del traffico si è avuta un'incidenza negativa sulle vendite, con picchi dal 30 al 40%, per la piccola come per la grande distribuzione". Un trend che trova piena corrispondenza nei dati forniti dall'Ascom Bologna. "Rispetto al 2004, in città e provincia le vendite durante i saldi hanno visto un calo compreso tra il 5 e l'8% - conferma il direttore generale, Giancarlo Tonelli - dovuto soprattutto all'andamento negativo del mese di febbraio".  In controtendenza rispetto all'andamento regionale è invece Rimini. "Nel corso delle prime due settimane di saldi, si è recuperata in buona parte la flessione degli acquisti registrata tra Natale e Capodanno - ha riferito Marco Mussoni, direttore di Confcommercio Rimini - e ciò nonostante i commercianti non abbiano accolto il nostro invito a rimanere aperti durante le due domeniche dal 7 al 21 gennaio scorso". Nonostante il rallentamento della ripresa nel mese di febbraio, interrotta dall'impennata dei consumi nel week-end di San Valentino, "rispetto all'intera stagionale invernale - ha concluso Mussoni - si è comunque avuto un incremento delle vendite del 5-6% sullo scorso anno".

Nelle Marche andamento abbastanza positivo: "i saldi sono andati abbastanza bene anche se ci aspettavamo qualcosa di più - dice Massimiliano Polacco, coordinatore regionale di Confcommercio -. E' stata favorevole l'anticipazione di due giorni all'8 gennaio rispetto alla data del 10 gennaio". "Abbiamo visto - prosegue Polacco - che i

commercianti che si sono organizzati per la promozione hanno ottenuto buoni risultati, il momento dei saldi non è più un evento spontaneo e generalizzato, i cui tutti vanno a comprare, bisogna organizzarsi in termini imprenditoriali".

Molto positivo l'avvio anche nella provincia di Perugia, dove però si è registrato un calo nella seconda metà di gennaio e si è avuto un febbraio abbastanza stagnante, in linea con il febbraio 2004.Questo il bilancio della stagione dei saldi tracciato dal Settore Moda

della Confcommercio della provincia di Perugia a pochi giorni dalla chiusura. "Nonostante la corsa iniziale agli acquisti abbiacostituito una buona boccata di ossigeno per le imprese - sottolinea il presidente del Settore Moda, Cristiana Casaioli – l'andamento

complessivo delle vendite di fine stagione non ha invertito la congiuntura poco favorevole che il settore abbigliamento e calzature sta vivendo da almeno 2 anni e non ha consentito di recuperare le perdite registrate dai commercianti perugini durante il periodo invernale". "Gli auspici della vigilia – aggiunge - sono stati rispettati dunque solo in parte. Il che testimonia una volta di più che i consumi continuano a rimanere sostanzialmente fermi, nonostante la possibilità di fare ottimi affari, e che il potere d'acquisto delle famiglie si è davvero ridotto".

E' un bilancio da leggere come un bicchiere mezzo pieno quello dei saldi appena terminati a Roma. "Se prendiamo in esame il mese di dicembre- spiega Roberto Polidori, vice presidente di Confcommercio Roma e presidente di Federabigliamento -  notiamo un calo del 6,8% nelle vendite. Un calo dovuto al fatto che quest'anno i saldi sono cominciati l'8 di gennaio, in anticipo rispettoagli altri anni e questo ha rallentato le vendite del mese di dicembre, ma ha permesso notevoli benefici per il mese di febbraio. Ilprimo weekend abbiamo avuto un boom di vendite e presenze, poi via via un rallentamento che ci ha consegnato risultati soddisfacenti nei primi quindici giorni". Un calo che ha avuto una lieve ripresa nel mese di febbraio sino agli ultimi giorni di saldi quando "il ritorno del freddo ha facilitato un'impennata di vendite, in special modo per

l'abbigliamento invernale e per quanto riguarda le calzature e il tessile per la casa sino a far terminare le scorte dei negozi".

La salvezza "in zona Cesarini". Così definisce i saldi di quest'anno in Campania il presidente regionale di Confcommercio, Guido Arzano. "A dicembre 2004 - dice - si registrava una flessione del 15% sui beni cosiddetti voluttuari, soprattutto abbigliamento e calzature. A fine gennaio si poteva invece parlare di un recupero di più 7-8% spalmato sulle cinque province campane". Ad "aiutare" nella leggera risalita, fa notare Arzano, è stato sia il lungo periodo dei saldi, sia l'ondata di gelo che ha investito la regione soprattutto nelle zone interne. "Qualcuno ci ha criticato per la scelta di anticipare tanto i

saldi - dice il rappresentante della Confcommercio campana - ma alla fine tale flessibilità ha generato buone occasioni di mercato ed ha salvato una stagione che stava andando male. Il maltempo poi ha spinto le famiglie a dotarsi di abbigliamento molto caldo".

L'effimera moda, la vezzosa tradizione o la semplice esigenza finanziaria dei saldi di fine stagione in Calabria non hanno prodotto i frutti sperati dai vari operatori economici. La stagione è andata abbastanza male, per una "condizione - spiega il presidente regionale di Confcommercio, Guido Napoleone - di crisi generale determinata da una combinazione di fattori, ma soprattutto per la mancanza di liquidità".

Quanto alla Sicilia, le offerte sono sempre più allettanti, da un iniziale 30% di sconto, proposto dai negozianti ai primi di gennaio ai clienti, molti esercenti sono arrivati a proporre negli ultimi giorni sconti fino al 70%. "Segno questo - spiega il coordinatore regionale di Confcommercio, Julo Cosentino - che la gente non vuole comprare neppure con gli sconti". Anche se i numeri non parlano di segno meno. "In effetti - spiega ancora Cosentino - non abbiamo avuto grandi cali; in percentuale, le vendite sono state praticamente uguali all'anno precedente. Però, se teniamo conto dell'aumento dei costi e

dell'inflazione, i conti già non tornano più". Gli unici a potere tirare un sospiro di sollievo

sono i commercianti del catanese. "Qui - spiega ancora Cosentino - abbiamo registrato un incremento del 3% circa. Un numero insignificante, ma importante". A Messina, invece le vendite oscillano dal –3% a +3%. "Soltanto ai primi di gennaio, cioé in concomitanza con l'avvio dei saldi invernali, che si concluderanno soltanto a fine marzo, c'e' stata una fiammata", sottolinea Cosentino.

 

 

 

 

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