Squeri: "serve uno sforzo collettivo"

Squeri: "serve uno sforzo collettivo"

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7 luglio 2010
Pubblichiamo qui di seguito il testo integrale dell’intervento di Luca Squeri,

Pubblichiamo qui di seguito il testo integrale dell’intervento di Luca Squeri,

presidente della Commissione Sicurezza e Legalità di Confcommercio Imprese per l’Italia, in occasione della Giornata  nazionale anticontraffazione

 

Il tema della contraffazione è per Confcommercio un tema cruciale, e la dimensione e le caratteristiche del fenomeno, come abbiamo sentito, sono inquietanti.

Per le ricadute sulle imprese “sane”, sui lavoratori, sui consumatori, sull’economia.

Per questo motivo Confcommercio è da tempo impegnata – attraverso la Commissione Sicurezza e Legalità che ho l’onore di rappresentare,  l’instancabile e preziosa attività delle strutture territoriali, e le diverse iniziative delle categorie – per la diffusione della cultura della legalità e per la creazione di un contesto più sicuro, per gli imprenditori e per i cittadini.

Perché la libertà d’impresa ha bisogno di legalità e sicurezza  quali presupposti imprescindibili,

E un’ impresa non è libera se rischia una rapina, se deve sottostare al racket, se è strozzata dagli usurai, ma, anche e soprattutto se deve fare i conti con un mercato “taroccato” dalla contraffazione, e falsato dagli effetti di questa: abusivismo, lavoro nero, evasione fiscale, economia sommersa e parallela, infiltrazioni e incremento del giro d’affari della criminalità organizzata.

Perché le nostre imprese, tutte le imprese, che stanno sul mercato e ne rispettano le regole, subiscono una concorrenza, sia diretta che indiretta, sleale e deviante.

Penso anche ai nostri venditori su aree pubbliche, gli ambulanti, regolarmente autorizzati, che si trovano fianco a fianco con venditori abusivi, improvvisati, e riforniti da canali clandestini e criminali.

I “nostri” ambulanti, che diligentemente richiedono le autorizzazioni e rispettano le rotazioni, gli spazi assegnati, le normative e i regolamenti. Che quotidianamente con la fatica del loro lavoro arricchiscono il panorama del pluralismo distributivo italiano e ai quali sempre più italiani si rivolgono riconoscendo un rapporto qualità prezzo in continuo miglioramento. Sono loro i primi a subire la presenza dell’abusivismo commerciale, che spesso “invade” i loro spazi e crea turbativa e confusione presso gli stessi consumatori.

Penso ai negozianti, che devono aspettare i clienti all’interno del loro negozio e che pagano affitti molto alti e non possono, come fanno i venditori abusivi,  intercettarli per strada.

L’illegalità diffusa, in cui il fenomeno della contraffazione e dell’abusivismo hanno un peso rilevante,  è un costo, un costo vivo per le imprese e per l’intera collettività. Un  fardello che pesa sulle spalle di tutto il Paese, ma che sta diventando un vero macigno per il Mezzogiorno.

L’Ufficio Studi di Confcommercio ha stimato i costi effettivamente sostenuti dalle imprese in relazione alla criminalità - furti e rapine, usura e racket e le conseguenze collegate a questi eventi - sia in termini diretti (costo dell’evento e dell’eventuale ferimento subito) che indiretti (spese difensive).

Per i settori commercio e pubblici esercizi,  tali costi ammontano a 5,2 mld, il 2,5% del valore aggiunto, una percentuale che al Sud quasi raddoppia, raggiungendo il  4,7% del valore aggiunto prodotto dal settore, 2,1 mld di euro. Un onere aggiuntivo in media pari a circa 3000 euro per impresa.

Se poi vengono sommati al costo dei fenomeni criminali precedentemente considerati quello della contraffazione e dell’abusivismo la perdita stimata ammonta,  in termini di valore aggiunto dei settori commercio e pubblici esercizi, in Italia, ad una percentuale del 4,2% – pari a 8,7 mld - e addirittura del 7,8% nel Mezzogiorno, dove il costo medio per azienda sale a quasi  5400 euro, per un ammontare complessivo di 3,5 mld di euro.

L’opinione degli stessi imprenditori, rilevata attraverso un sondaggio recentemente effettuato da Format Research per Confcommercio sull’impatto della criminalità sulle imprese in Italia, conferma che contraffazione e abusivismo sono fra i fattori che incidono maggiormente sulla competitività, insieme ovviamente agli effetti della crisi, la riduzione dei consumi, la pressione fiscale: l’indagine ha evidenziato che la contraffazione pesa sulla competitività del 22,2% delle Pmi, in prevalenza imprese del commercio di piccole dimensioni delle grandi aree metropolitane e delle regioni meridionali. E l’abusivismo è indicato addirittura dal 24,8%. Dati che attestano il protrarsi di una situazione difficilmente sostenibile per molte imprese.

Nell’ambito dello stesso sondaggio d’altronde lo 0,6% degli imprenditori intervistati ha dichiarato, che, a causa della criminalità ha già deciso di chiudere o cedere la propria attività e un altro 1,9% sta considerando il trasferimento o la chiusura. Insomma, il 2,5% degli imprenditori del nostro settore ha gettato la spugna o sta pensando di farlo. E la realtà ce lo conferma, purtroppo: nel 2009 hanno chiuso i battenti oltre 110.000 imprese commerciali, circa 310 al giorno! (Anche considerando le nuove aperture, rimane sempre un saldo negativo di oltre 28.000 imprese).

Abbiamo chiesto alle “nostre” imprese quali fossero secondo loro le misure ritenute più efficaci contro la contraffazione e le loro risposte  - maggiori controlli da parte delle forze dell’ordine (38%),  maggiori controlli da parte delle autorità nazionali (35,2%), sanzioni amministrative applicabili più facilmente (22,9%) e un maggiore presidio del territorio per evitare il proliferare degli abusivi per le città (18,3%) -  sono state la conferma delle iniziative e delle scelte di Confcommercio su questo tema.

La Confederazione da anni sta promuovendo iniziative per richiamare l’attenzione delle istituzioni e della collettività sul fenomeno dell’abusivismo e della contraffazione, evidenziando i limiti di una legislazione che è stata a lungo frammentaria, poco chiara e di difficile applicazione, sottolineando più volte, nelle sedi istituzionali nazionali e comunitarie, l’opportunità e l’urgenza di un intervento mirato innanzitutto, ma non solo,  ad  una revisione delle fattispecie penali che sanzionano il fenomeno.

E molte delle nostre richieste sono state accolte.

Innanzitutto è positivo, affinché la “moral suasion” sia accompagnata da azioni effettivamente deterrenti, che sia stata modificata la norma relativa alle sanzioni pecuniarie per chi acquista prodotti contraffatti, rendendo la sanzione amministrativa meno onerosa ma sicuramente e più verosimilmente applicabile ad ampio raggio.

Perché se oltre il 30% degli italiani compra prodotti contraffatti, consapevole di acquistare un falso, ma forse non pienamente di commettere un reato, come invece ricorda lo slogan di Indicam, “Un prodotto falso è un reato vero”, è opportuno che le autorità intervengano a “tappeto”, cominciando dall’attività di controllo delle forze di polizia locali.

Tale attività deve essere intensificata e organizzata in maniera efficiente, soprattutto a livello periferico, sia per presidiare i luoghi tipicamente caratterizzati dal fenomeno della vendita abusiva su area pubblica, sia per effettuare una raccolta di informazioni unitaria che faciliti l’attività investigativa e l’individuazione dell’organizzazione che gestisce le vendite abusive di merci contraffate. Ben vengano quindi i “Patti per la sicurezza” cittadini che prevedono tolleranza zero verso la contraffazione e task force di vigili urbani contro l’abusivismo.

La normativa varata dalla legge 99/2009 d’altronde ha introdotto un pacchetto di norme che ha rafforzato la risposta sanzionatoria penale, introducendo, fra l’altro l’aggravante a carico di chi introduce nello Stato merci contraffatte quando tali attività vengano commesse nell’ambito di attività organizzate, le nuove fattispecie di confisca obbligatoria dei prodotti o profitti dei reati di contraffazione nonché quella di contraffazione di prodotti agroalimentari.

Anche le misure volte al rafforzamento dei mezzi d’indagine come nel caso delle norme in materia di competenza delle Direzioni Distrettuali Antimafia, quelle in materia di azioni sotto copertura, ovvero la previsione di attenuanti in favore di chi collabora con l’Autorità Giudiziaria costituiscono un contributo a rendere più incisiva l’azione di contrasto, e insieme all’istituzione, presso i Tribunali, di sezioni specificatamente competenti per le controversie in materie di contraffazione a migliorare l’efficienza del sistema giudiziario.

Il “Consiglio nazionale anticontraffazione” istituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico può davvero svolgere un ruolo essenziale - integrato a pieno titolo con le associazioni di categoria - con il compito di coordinare le azioni intraprese da ogni amministrazione al fine di migliorare l’insieme dell’azione di contrasto della contraffazione a livello nazionale.

Al contempo, sul piano comunitario, il rafforzamento della collaborazione e del coordinamento tra le dogane europee appare un punto essenziale per contrastare il fenomeno, così come l’utilizzo di sistemi informatici e l’introduzione della banca dati multimediale FALSTAFF che consente di contemperare le esigenze di controllo con la necessaria fluidità dei traffici commerciali.

Anche con l’Agenzia delle Dogane Confcommercio ha avviato già da tempo  una proficua collaborazione, siglando nel 2008 un Memorandum d’intesa pienamente operativo attraverso le iniziative di cooperazione a cominciare da attività congiunte di formazione e informazione per gli operatori, così come diverse sono le iniziative sul territorio delle strutture di Confcommercio in collaborazione con la Guardia di Finanza.

Ma ancora molto resta da fare, in una battaglia senza esclusione di colpi che si combatte solo con uno sforzo collettivo, operando fianco a fianco,  imprese (produttrici, importatrici, artigiane, distributrici), istituzioni, nazionali e internazionali, forze dell’ordine.

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