Tremonti: "per crescere dobbiamo essere ambiziosi"

Tremonti: "per crescere dobbiamo essere ambiziosi"

Per il ministro dell'Economia, intervenuto al Forum di Venezia, "una piccola lezione che viene dalla crisi è che non si può determinare la realtà con le statistiche". "Finita l'epoca delle politiche di bilancio basate su deficit e debito".

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17 settembre 2010
“Alan Greenspan, in audizione al Congresso americano, alla domanda perché non avevate previsto la crisi

“Alan Greenspan, in audizione al Congresso americano, alla domanda perché non avevate previsto la crisi?, ha risposto: Ci siamo accorti che c’era una pecca nel nostro modello econometrico. Non faccio ironia, questi sono strumenti fondamentali, ma credo sia necessario usarli in modo prudente e attento”. Così il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, ha iniziato il suo intervento al Forum dei Giovani Imprenditori di Confcommercio, a Venezia. “Una piccola lezione che viene dalla crisi – ha detto Tremonti - è che è sempre meglio essere prudenti, non è immaginabile che con le statistiche si determini la realtà”. “Nel secondo week end di maggio abbiamo vissuto due giornate drammatiche. E anche i miei colleghi ammettono che allora abbiamo avuto paura”.

“In quell’occasione abbiamo visto il collasso dell'economia europea come l'abbiamo costruita in questi decenni. Per fronteggiare quella crisi – ha aggiunto Tremonti - abbiamo creato una sorta di quadrilatero. I cui elementi sono: un diverso e più forte ruolo per la Banca Centrale Europea rispetto a prima della crisi; la creazione di un fondo europeo di difesa; la riforma del patto di stabilità e crescita; una nuova disciplina interna i singoli paesi”. Tremonti ha sottolineato poi come l'Europa sia diventato un continente che fin qui ha vissuto più di debito che di ricchezza e più di deficit che di Pil. “E' la fine di una fase - ha detto - che impone politiche diverse da quella basata sul welfare. E' chiaro che va difeso lo stato sociale, ma non sono più possibili politiche di bilancio impostate su deficit e debito”. In questo senso il ministro dell'Economia ha rimarcato l'importanza della neonata sessione di bilancio europea che “consentirà tra gennaio e aprile di discutere insieme le singole politiche economiche nazionali”. Parlando poi della situazione economica del Paese, il ministro ha sottolineato che per crescere “dobbiamo essere oggettivamente ambiziosi”. “Noi siamo provinciali - ha detto il ministro - ma quando vai fuori ti dicono di essere ambizioso. Dobbiamo lasciare posizioni rinunciatarie”. “Noi siamo un’economia che importa tutta l’energia – ha precisato il ministro - e la importa pagando prezzi estremamente elevati. Le altre economie con cui competiamo hanno il nucleare, noi no. Se avessimo il nucleare avremmo un Pil diverso e probabilmente maggiore”. Tremonti si è poi soffermato sul tema della libertà d’impresa: “Stiamo scrivendo a Palazzo Chigi una modifica dell’articolo 41 della Costituzione. Non abbiamo idee eversive, ma vogliamo stabilire che prima viene la libertà, poi i divieti. Non ci possono essere più divieti che libertà”. “Il grado di libertà che abbiamo è stato gradualmente compresso in nome di una serie di principi che a volte sono fondamentali, ma a volte sono eccessivi - ha sottolineato il ministro - da noi il divieto è la regola e il permesso è l’eccezione”. Parlando del Mezzogiorno, Tremonti ha osservato che “al Sud non mancano i fondi, ma non si può andare avanti con un sistema che disperde enormi masse di capitale. Non si possono usare le risorse per fare le fontane e non le scuole”. “I fondi al Sud non sono mai stati tagliati - ha spiegato Tremonti – è che non vengono usati”. Poi in tema di federalismo il ministro dell’Economia ha ricordato che l’Italia è un paese duale, noi non vogliamo che diventi un paese diviso”. “Il centro-nord, con 40 milioni di abitanti, ha un livello di ricchezza acquisita e consolidata che è nella media europea, o sopra - ha spiegato Tremonti - il problema è che il Sud, con gli altri 20 milioni di abitanti, ha uno standard diverso. Quello che va bene per il Nord non va bene per il Sud”. Per il ministro, “la questione meridionale èuna questione nazionale. Il Sud non è la somma delle regioni meridionali. Il federalismo è un’articolazione dello Stato, se non hai lo Stato non hai il federalismo”.

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