Tv locali in rivolta, a rischio 8mila posti

Tv locali in rivolta, a rischio 8mila posti

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2 febbraio 2011

Le imprese televisive locali rischiano il definitivo tracollo con danni per il pluralismo dell'informazione e una catastrofe a livello occupazionale. Il grido d'allarme arriva dalle stesse emittenti che, in un incontro a Roma al quale erano presenti diversi parlamentari, hanno chiesto di cancellare le norme dell'ultima Finanziaria sulla restituzione delle frequenze e sul divieto di trasmettere contenuti nazionali. Secondo gli operatori, potrebbero scomparire 8mila posti di lavoro, senza contare l'indotto. La protesta avrebbe gia' raggiunto i primi risultati. L'opposizione ha presentato, nell'ambito del decreto milleproroghe, alcune modifiche alle norme incriminate che
avrebbero già trovato aperture in ambienti della maggioranza. Nel mirino dell'Associazione Tv Locali della Frt e di Aeranti-Corallo è finita la scelta di destinare nove delle 27 frequenze da poco assegnate alle tv locali sulla base della pianificazione Agcom ai servizi di comunicazione elettronica
mobili in larga banda. Le emettenti dovrebbero, in sostanza, restituire le frequenze in cambio di un indennizzo. La somma complessiva è fissata nel 10% del ricavato per la vendita delle frequenze, stimato in 2 miliardi e 400 milioni. Le associazioni, in subordine all'eliminazione della norma, hanno proposto di destinare almeno il 20% del ricavato agli indennizzi. ''Ci siamo battuti per ottenere il nostro riconoscimento quali operatori di rete e nelle regioni digitalizzate abbiamo raggiunto questo risultato. Pochi mesi dopo - ha spiegato il coordinatore di Aeranti-Corallo, Marco Rossignoli - con alle spalle 800 milioni di investimenti per la sola digitalizzazione, ci chiedono di fare marcia indietro''. La normativa vigente prevedeva che le frequenze per la banda larga fossero reperite
per 2/3 dalle tv nazionali. Queste ultime - ricordano gli operatori - non solo non vengono toccate, ma stanno per ottenere, con il beauty contest, altre frequenze senza oneri. La protesta è nata anche dall'introduzione, attraverso un regolamento ministeriale, di nuovi obblighi per gli operatori di
rete. La norma aprirebbe tra l'altro la strada all'introduzione del divieto per le tv locali di veicolare contenuti nazionali.

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