Addio al Colle per Napolitano

Addio al Colle per Napolitano

Il presidente della Repubblica ha firmato le sue dimissioni. I grandi elettori, che dovranno scegliere il nuovo inquilino del Quirinale, sono stati convocati a Montecitorio per il 29 gennaio alle 15. Renzi: "non possiamo fallire".

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14 gennaio 2015

Giorgio Napolitano non è più presidente della Repubblica. Dopo nove anni e una storica rielezione, alle 10.30 circa del 14 gennaio ha firmato la sua lettera di dimissioni. "Sto per lasciare", aveva annunciato agli italiani nel discorso di fine anno. E molte persone lo hanno atteso all'uscita dal Quirinale, accompagnandolo con applausi e saluti nella vicina casa nel rione Monti, dove torna a vivere con la moglie Clio. Il presidente del Senato Pietro Grasso è capo dello Stato supplente. Lo sarà fino a quando i grandi elettori, convocati a Montecitorio per il 29 gennaio alle 15, non sceglieranno il nuovo inquilino del Quirinale. Inizia così ufficialmente la partita del Colle, che le forze politiche fallirono nel 2013, chiedendo a Napolitano uno sforzo supplementare. "Ragionevolmente a fine mese avremo il prossimo presidente della Repubblica. Non possiamo fallire", dice Matteo Renzi, che è al lavoro per individuare il nome di un "arbitro" di alto profilo. Ma si è fermato ieri  a rendere omaggio al presidente uscente: #GrazieNapolitano, ha scritto su Twitter. E pubblicamente ha espresso "gratitudine, emozione e commozione per il lavoro svolto" in "momenti delicati di tenuta istituzionale", con "straordinaria intelligenza politica". Un ringraziamento che riverbera in Parlamento nell'ovazione della grande maggioranza delle forze politiche, ma con eccezioni di rilievo: Forza Italia e Lega, molto fredde, e il Movimento 5 Stelle che definisce Napolitano "uno dei peggiori presidenti della storia". Napolitano, da senatore a vita, potrà concorrere da oggi a votare quelle riforme che ha promosso strenuamente in tutto il suo mandato e che, nel pomeriggio, l'opposizione in Parlamento ha cercato di rallentare chiedendo invano che siano rinviate a dopo l elezione per il Colle. Napolitano potrà anche partecipare al voto per l' elezione del suo successore. Numerose le testimonianze di stima anche dall' estero: "l'Italia gli deve molto", afferma il governo tedesco. E anche Papa Francesco ne loda "l'azione illuminata e saggia, che ha contribuito a rafforzare negli italiani ideali di solidarietà e unità". Ora si apre la complicata partita per la scelta di un successore che, auspica Renzi, sia il più possibile condiviso. Il metodo indicato è cercare dentro il Pd, a partire dalla direzione di venerdì, un profilo di "arbitro" da "proporre agli alleati e a tutti coloro che vorranno sostenerlo": "è ridicolo discutere sui nomi", avverte.  "Vogliamo sperare che si possa arrivare a un Capo dello Stato che sia garante di tutti e non di una parte", dice Silvio Berlusconi. E Angelino Alfano: "la scelta non può coincidere con le primarie del Pd". La minoranza dem auspica che non ci si limiti al dialogo con Berlusconi e si cerchi una condivisione sin dalla prima votazione, senza aspettare che il quorum si abbassi al quarto scrutinio. "Speriamo che il nuovo presidente - chiosa Matteo Salvini - non sia merce di scambio tra Renzi e Berlusconi".

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