Venezia e crociere, l'equilibrio è possibile

Venezia e crociere, l'equilibrio è possibile

In un convegno organizzato a Roma da Federagenti, le categorie economiche del mare, del commercio e dei pubblici esercizi hanno illustrato le ragioni per le quali non ha senso che Venezia si separi dalle navi da crociera. Siglato un documento comune tra Confcommercio, Federagenti e Assoporti. Rivolta: "salvare Venezia è possibile solo mantenendola viva, servono progetti adeguati e condivisi".

DateFormat

5 dicembre 2014

Non esiste una contrapposizione tra difesa di Venezia e turismo delle grandi navi da crociera. La convivenza, oltre che utile, è possibile: è quanto è emerso dal convegno "Venezia e crociere, l'equilibrio possibile", svoltosi a Roma presso la sede nazionale di Confcommercio su iniziativa di Federagenti e sotto il patrocinio della Confederazione stessa. "Venezia non può perdere alcuna delle sue caratteristiche peculiari: ogni operatore economico serio sa che la prima regola è la salvaguardia e la valorizzazione dei fattori competitivi che assicurano il successo dell'impresa. Allo stesso tempo, è indubbio che Venezia non possa perdere il suo ruolo nel traffico crocieristico, altrimenti ci sarebbero danni irreparabili per tutto l'economia del Mediterraneo orientale". Così, nell'intervento di apertura, il direttore generale di Confcommercio, Francesco Rivolta, per il quale "è strumentale contrapporre agli ambientalisti e ai cittadini gli operatori economici, che vogliono una Venezia sì tutelata, ma non come fosse semplicemente un museo all'aperto o un parco a tema, perché salvare Venezia è possibile solo mantenendola viva". Secondo il direttore generale di Confcommercio la soluzione passa per "progetti adeguati e condivisi, scelti con bando internazionale e per questo deve muoversi la politica". Alessandro Santi, presidente di Assoagenti Veneto, ha quindi illustrato i dieci motivi che rendono possibile la convivenza tra Venezia e grandi navi (vedi allegato, ndr) sottolineando tra le altre cose che il vero problema della città sta nella mancata regolamentazione dei flussi turistici, mentre da questo punto di vista il turismo crocieristico (1 milione e 800mila persone all'anno) è l'unico programmabile. Detto che se le crociere dovessero abbandonare Venezia, dieci porti adriatici sarebbero al tracollo e 210 milioni di fatturato in bilico, Santi ha quindi sottolineato che non esistono problemi di sicurezza, soprattutto perché non c'è pericolo che le navi si incaglino sul fondale perché sabbioso. E che i veneziani "non sono affatto contro le grandi navi, visto che per il 70% sono un'opportunità e per quasi il 60% l'addio delle navi comporterebbe danni economici altissimi". Insomma, con "norme di sicurezza sempre più aggiornate e severe" e ospitando soltanto "green ships", ovvero navi che rispondono ai sempre più stringenti requisiti ambientali richiesti, quello tra la Serenissima e le grandi navi da crociera è un matrimonio che può e deve tranquillamente continuare. Il convegno si è chiuso con l'intervento del presidente di Federagenti, Michele Pappalardo, che ha illustrato il contenuto del documento sottoscritto insieme a Confcommercio e Assoporti, un patto finalizzato a imprimere una brusca accelerazione alla ricerca delle soluzioni, finalizzato a rendere l'attività crocieristica un valore aggiunto per Venezia.

 

 

Banner grande colonna destra interna

Aggregatore Risorse

ScriptAnalytics

Cerca