Via libera alla Finanziaria 2010

Via libera alla Finanziaria 2010

Ok del Consiglio dei Ministri al documento di soli tre articoli. Le eventuali maggiori disponibilità di finanza pubblica saranno usate per "fronteggiare la diminuzione della domanda interna" tramite la "riduzione della pressione fiscale".

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22 settembre 2009
Il Consiglio dei Ministri ha approvato la Finanziaria 2010

Il Consiglio dei Ministri ha approvato la Finanziaria 2010. La manovra destina 3,4 miliardi, spalmati nel triennio 2010-2012, al rinnovo dei contratti del pubblico impiego: 693 milioni nel 2010, 1,087 miliardi nel 2011 e 1,680 miliardi nel 2012. Il documento, tre articoli in tutto più le tabelle, stabilisce che “le maggiori disponibilità di finanza pubblica che si realizzassero nell’anno 2010 rispetto alle previsioni del Dpef 2010-2013, al fine di fronteggiare la diminuzione della domanda interna, sono destinate alla riduzione della pressione fiscale nei confronti delle famiglie con figli e dei percettori di reddito medio-basso, con priorità per i lavoratori dipendenti e i pensionati”.

Nella conferenza stampa che ha fatto seguito alla riunione  il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha sottolineato che “la Finanziaria non sarà più quell’assalto alla diligenza che ha fatto in passato moltiplicare per otto il debito pubblico”. “L’anno scorso - ha proseguito - abbiamo operato un cambiamento epocale nella presentazione della legge Finanziaria e questa volta abbiamo presentato una Finanziaria di tre articoli, che non ha modificato niente per il 2010 e 2011 e che ha aggiunto per il 2012”.

Per il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, la manovra approvata “è la prima forma di applicazione della riforma di bilancio”. Per il 2010 e il 2011, ha aggiunto, “non ci sono modifiche” rispetto alla manovra triennale approvata lo scorso anno, mentre “ci sono delle aggiunte per il 2012”. “Università e ricerca, cinque per mille, alcune voci sul lavoro, altre voci di rilievo sociale, spese che consideriamo ineludibili” saranno finanziate con il fondo presso Palazzo Chigi alimentato dalle maggiori entrate derivanti dallo scudo fiscale, “cifrato un euro simbolico”. “Non sappiamo ancora – ha concluso Tremonti - quanto ci sarà nel fondo, quindi non c’è un elenco preciso delle spese”.

 

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