Vigilanza privata e ZTL, una sentenza importante

Vigilanza privata e ZTL, una sentenza importante

Federsicurezza sottolinea l'importanza di una recente sentenza della sezione civile del Tribunale di Roma: non sono perseguibili le violazioni alle norme della circolazione stradale da parte dei veicoli degli istituti di vigilanza in servizio.

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12 dicembre 2014

Quadretto: un furgone blindato zeppo di soldi, magari con un paio di criminali alle calcagna pronti a tutto, si trova davanti un blocco ZTL. Si deve fermare? In teoria sì, perché i veicoli di servizio degli istituti di vigilanza privata non possono violare il codice della strada neppure per motivi di sicurezza. E nemmeno sono esonerati dal pagamento della tariffa per la circolazione nelle Zone a Traffico Limitato, come lo sono invece le forze dell'ordine o altre attività di pubblico servizio. A parte il caso limite, la questione è davvero paradossale, considerato che per il trasporto di valori di rilevante entità è prevista la scorta di equipaggi delle forze dell'ordine – esentati, loro sì, per motivi di sicurezza, dal rispetto della segnaletica stradale. Risultato: la scorta passa e il furgone si ferma e paga. O va dritto e si becca una contravvenzione. Una sentenza del 3 novembre 2014 (XII sezione civile del Tribunale di Roma) sostiene però la non perseguibilità delle violazioni alle norme di circolazione stradale da parte dei veicoli degli IdV in servizio, riconoscendo l'applicabilità dell'esimente di cui all'articolo 4 della legge n. 689/1991, che esclude la responsabilità per i fatti commessi nell'adempimento di un dovere o nell'esercizio di una facoltà legittima. Forte anche di questa autorevole giurisprudenza, FederSicurezza ha incontrato l'assessore alla Mobilità e Trasporti di Roma Capitale, Guido Improta, per esporre i problemi derivanti dal mancato esonero dei veicoli degli istituti di vigilanza dal pagamento della tariffa per la circolazione in aree  ZTL (nel caso di specie, del Comune di Roma), rimarcando che le guardie particolari giurate sono qualificate come incaricati di pubblico servizio e possono essere adibite a servizi di sicurezza complementare: nelle loro funzioni svolgono quindi un'indubbia utilità sociale di prevenzione e deterrenza. L'assessore Improta ha compreso il problema, impegnandosi, pur nel rispetto di un articolato iter burocratico, ad una rapida definizione della questione.

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